L'antico nome di Rolo, Ariolas, compare per la prima volta in un
diploma longobardo del 772 e sembra tragga origine dalla voce
latina areola, "piccola area", riferita probabilmente ad uno spazio
coltivato in mezzo a boschi o ad altre terre incolte.
Il popolamento della zona risale però almeno all'età
romana; ritrovamenti archeologici attestano l'esistenza di
insediamenti rurali sparsi, legati alla valorizzazione delle
potenzialità agricole del territorio. Quest'ultimo, dal
punto di vista amministrativo, quasi certamente rientrava allora
nella giurisdizione del municipio di Regium Lepidi.
Nel medioevo, invece, la popolazione tese ad agglomerarsi in nuclei
abitativi, più facili da proteggere, in caso di
necessità, con l'allestimento di fortificazioni: la presenza
di un villaggio (Vico Rolesa) è ricordata da una carta
notarile dell'anno 902. In questo periodo, i principali elementi di
polarizzazione dell'insediamento e di organizzazione territoriale
erano la pieve ed il castello, menzionati tuttavia solo in
documenti abbastanza tardi, a partire rispettivamente dal 1070 -
anno in cui la chiesa locale di San Zenone figurava fra i
possedimenti di Bonifacio di Canossa - e dal 1116.
In età comunale Rolo rientrava nel contado della
città di Reggio e fu teatro di scontri armati fra le opposte
fazioni dei guelfi e dei ghibellini. Nei secoli successivi
localmente si andò sempre più affermando il dominio
di un ramo della nobile famiglia reggiana Sessi, in virtù
anche delle estese proprietà fondiarie accumulate da alcuni
suoi membri in questo territorio. Tale dinastia vi ampliò
ulteriormente il proprio potere quando due suoi componenti, i
fratelli Azzo e Giacomo Sessi, nel 1446 ottennero dal vescovo di
Reggio il diritto ereditario di nominare gli arcipreti della pieve
di Rolo, privilegio che poi la comunità rolese ricevette con
testamento dall'ultimo feudatario e che ancor oggi è goduto,
pur se ormai solo formalmente, dal Consiglio Comunale.
Rolo si può annoverare fra i più longevi feudi
imperiali d'Italia: secondo una memoria scritta che gli stessi
Sessi ci hanno lasciato, la prima concessione imperiale risalirebbe
a Federico Barbarossa, nella documentazione d'archivio conservatasi
si trovano testimonianze delle investiture ad iniziare dal 1496. I
signori limitrofi tentarono in diverse epoche di impadronirsi del
feudo, senza però mai riuscirvi, grazie soprattutto
all'abilità politica dei Sessi e alla protezione accordata
loro dall'imperatore, interessato a sfruttare, in occasione di
guerre, la posizione di confine di questo minuscolo stato padano.
Nel 1776, anno in cui morì il marchese Gaetano Sessi senza
lasciare eredi maschi, il territorio rolese passò sotto il
diretto controllo dell'amministrazione imperiale austriaca, durante
il regno di Maria Teresa.
Aggregato al Ducato di Mantova, il paese fu inserito nel distretto
del Commissariato di Gonzaga. Dopo la breve parentesi napoleonica,
entrò a far parte del Regno Lombardo-Veneto, finché
nel 1850 fu ceduto al Ducato estense. La parrocchia però
continuava a dipendere, dal 1820, dal vescovo di Mantova e fu per
questo che, su pressione del governo estense, nel 1853 il papa Pio
IX emanò disposizioni per il passaggio della chiesa di Rolo
alla diocesi di Carpi, ciò che avvenne effettivamente solo
nel 1872.
Numerosi patrioti rolesi parteciparono alle guerre d'indipendenza
italiana; fra questi tre giovani volontari, i fratelli Pellegrino,
Giuseppe ed Anastasio Lupazzi, che persero la vita nel 1849
combattendo per difendere la Repubblica romana.
Nella Resistenza e nella lotta per la libertà la
comunità di Rolo si è distinta partecipando con il
distaccamento "Aldo" della 77^ brigata S.A.P. a numerose azioni di
rinforzo e sabotaggio (battaglia di Gonzaga, battaglia di Fabbrico,
sabotaggio di Ponte Alto), fino all'estremo tributo di sangue
pagato a pochi giorni dalla liberazione nell'eccidio della Righetta
(15 aprile 1945), in cui persero la vita 7 partigiani del
distaccamento.
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